04 Feb 2014
Paradisi fiscali - inferni locali: il doppio danno di chi non paga le tasse

Non è la prima volta che alla televisione danno notizia di qualche multinazionale che si vanta di non pagare le tasse in Italia oppure di qualche azienda italiana che cambia la propria sede legale per non pagare le tasse.


Sicuramente questo è legale, ma pone un quesito:
Perché tutti i lavoratori e le lavoratrici d'Italia non cambiano la residenza per pagare meno tasse?
L'imposizione fiscale oggi è altissima proprio perché molti non pagano le tasse . Pagare tutti per pagare meno era un vecchio slogan, che resta sempre attuale: la riscossione delle tasse e delle imposte da parte dello Stato è necessaria per erogare servizi e tutele.
Avere un'attività produttiva in Italia, riscuoterne i profitti, evitare di pagare imposte e le tasse, pretendere i servizi dallo Stato: è la sconfitta di una visione democratica dell'esercizio della cittadinanza.
È una regressione allo stato tribale che porta ad essere uno contro l'altro per la vittoria del più forte e di chi si crede più furbo.
E' la sconfitta della costituzione che vede nel lavoro l'elemento saldante, e considera il lavoro l'elemento che permette l'esercizio della democrazia in quanto fa sentire ogni soggetto partecipe della comunità.
Partecipazione che si esplica nel lavoro, nella contribuzione economica, nell'erogazione di servizi per tutti e nella tutela del bene comune.
Tra le pieghe della normativa vigente, c'è chi riesce ad avere la sede legale dell'azienda in un paradiso fiscale, facendo risultare la produzione dell'utile nel paradiso medesimo dove le imposte sono poche o nulle, contemporaneamente l'attività produttiva della fabbrica italiana risulta in perdita, e viene dichiarato lo stato di crisi che consente di avvalersi delle norme a tutela del lavoro e di ricevere il sostegno economico dello Stato, anche se a rigor di logica non ce ne sarebbe stato alcun bisogno con un doppio danno: imposte non pagate, sovvenzioni incassate.