24 Gen 2014
Banchieri? parliamone ...

Tra le notizie di questi ultimi giorni molte riguardano in prima persona i illustri banchieri, riflettiamo sui motivi di questa attenzione a una categoria numericamente irrilevante.

 

banchieri indagati per truffa
banchieri indagati che sono morti
banchieri che non sanno niente
banchieri che sanno solo cose che sanno tutti
banchieri che non vogliono l'applicazione della legge antimafia

Se davvero avesse ragione Dagospia, se fosse vero che l'Abi non accetta l'estensione dell'applicazione della legge antimafia ai suoi associati – ritenendo sufficiente un protocollo di autoregolamentazione interna attivato qualche anno fa – probabilmente siamo di fronte a una categoria che si sente al di sopra delle norme che valgono per tutti gli altri amministratori: tutti sono uguali davanti alla legge, ma alcuni sono più uguali.

Banchieri che con i loro comportamenti si scontrano invece con le disposizioni della legge.

Banchieri abituati a privatizzare gli utili e a socializzare le perdite, e che vedendo i bilanci di questi anni non si sono dimostrati in grado di affrontare con efficacia le sfide della crisi.

Banchieri che con le loro decisioni sono è tra i principali costruttori dei presupposti dell'inizio della crisi.

Banchieri che sono personalmente responsabili dell'aver concesso i crediti che hanno originato la percentuale maggiore di perdite su crediti.

Banchieri che, insomma, proprio banchieri non sono e per questo non sanno quel che succede nella banca che gli hanno affidato.

Banchieri che, quello che è successo lo sapevano anche tutti gli altri e che non era un segreto, perché la cassaforte custodisce mica nasconde.

Banchieri che non si accorgono se i clienti versano soldi che provengono da attività illecite, ma che se un cassiere si accorge e lo segnala è uno che vuol far perdere il premio per la raccolta.

Banchieri che non hanno pensato di dover accantonare a fondo rischi negli anni che le cose andavano bene e ora si sentono impotenti di fronte all'aumento dei crediti a rischio.

Banchieri che anche quando i certificatore dei bilanci osservano il continuo aumento delle sofferenze su crediti e dicono che la ripresa delle banche sarà ancora lontana, continuano a guadagnare quello che hanno sempre guadagnato.

Banchieri che guadagnano in un anno quanto un lavoratore normale in due o tre vite.

Banchieri che muoiono e non si riesce a capire se a travolgerli è stata la vita privata o il loro ruolo e sembra di essere in un triller dove chi manovra, continua a manovrare e chi ha capito o non ha sopportato il peso in un modo o nell'altro esce di scena.

Letture consigliate: 
"Nel nome dei soldi" di Maurizio Potenza
"Soldi in testa" di Vittorino Andreoli