20 Gen 2014
Banca Monte dei Paschi di Siena: ancora in mezzo alla tempesta

lotta aperta tra Fondazione e Banca: rinviato l'aumento di capitale. Confronto tra le opinioni dei vertici della Banca Monte dei Paschi di Siena con quelle della Presidente della Fondazione Monte dei Paschi di Siena.

Se negli anni 90 in Toscana erano presenti decine di piccole banche e casse di risparmio, con le fusioni, acquisizioni e accorpamenti degli ultimi anni il panorama si è semplificato spostando in molti casi le sedi decisionali verso il nord dell'Italia, lasciando a mantenere in qualche misura il presidio territoriale solo le banche di credito cooperativo, allo stesso tempo c'è una Banca che pur partendo da una cittadina di appena cinquantamila abitanti era riuscita a scalare la classifica delle banche nazionali.

La concomitanza di importanti processi aggregativi fa si che i primi due gruppi – UniCredit e Intesa – abbiano raggiunto dimensioni rilevanti anche per il livello Europeo, la nostra Banca ha comunque un'importante presenza in tutto il territorio nazionale continuando ad essere in Toscana la prima o al massimo la seconda banca in ogni provincia.

Esercizio dell'attività creditizia è da sempre una leva per lo sviluppo dell'economia dei territori interessati e nei lunghi secoli della sua storia sono molte le imprese a lieto fine ascrivibili alla seconda banca più antica del mondo (la più antica ha ormai cessato la sua attività da tempo) così che quando si deve parlare di quello che sta succedendo in questi ultimi anni risulta difficile e doloroso comprenderne le logiche come se si fosse perso il filo conduttore di questa lunga storia.

Se aver acquisito prima e incorporato poi Banca Toscana può essere sembrata una rivalsa su Firenze; l'acquisto di Antonveneta un tentativo, in controtendenza con il sistema, di conquista del nord Italia; l'acquisizione di Banca 121 un  ...

Oggi quando per la somma degli errori è stato necessario che lo Stato finanziasse la Banca che nei secoli aveva finanziato più di uno Stato, ci troviamo a vedere uno scontro tale tra Banca e Fondazione che a prescindere da un giudizio sulla bontà dell'una o dell'altra proposta, pare originato da una voglia di predominio nelle decisioni piuttosto che in un vero interesse per il destino dell'Istituto.

Quando la Legge Amato separò la gestione delle banche dagli Enti che a suo tempo le avevano generate trasformandole in Fondazioni, l'intenzione – condivisa o meno – era quella di affidare l'attività creditizia ad amministratori con le competenze tecniche adeguate lasciando alle Fondazioni i compiti di distribuzione degli utili sotto forma di beneficenze e contributi a iniziative di rilevanza sociale e culturale.

La Fondazione Monte dei Paschi di Siena ha sempre avversato questo modello mantenendo nel tempo un forte controllo sulla Banca: ha fatto bene? Sarebbe stato meglio un distacco più netto? Nella storia i se e i ma non hanno alcun valore. Oggi possiamo dire che molti dei guai della Banca e della Fondazione sono nati dal loro legame troppo stretto per mantenere il quale la Fondazione si è indebitata nel tempo oltre misura.

Oggi la necessità della Banca per far fronte agli impegni di restituzione allo Stato del finanziamento ricevuto e di raggiungere i livelli di capitalizzazione previsti dalle nuove normative è quella di emettere azioni per aumentare il proprio capitale.
La Fondazione condivide, pare, questa necessità ma vuol continuare a essere un azionista rilevante (con almeno il 33% del capitale si può esercitare il diritto di veto e avere agevolmente la maggioranza nella seconda convocazione delle assemblee) e così come si è svenata per anni per mantenere il 51% del capitale, sabato 28 dicembre - come socio della Banca - ha votato per il rinvio dell'aumento di capitale, sperando, forse, che se sarà a giugno piuttosto che a marzo avrà le risorse per continuare a comprare azioni mantenendo un ruolo rilevante nella Banca.

La domanda che ci dobbiamo e che anche a Siena si dovrebbero fare è se tutto ciò sia utile alla gestione della Banca e a farla uscire dalle situazione di oggettiva difficoltà in cui si trova o se è utile solamente a far mantenere alla Fondazione la possibilità di decidere su come distribuire credito, potere e dividendi.

La nostra costituzione parla di poche attività economiche in modo così esplicito come dell'attività creditizia e della gestione dei risparmi riconoscendone il valore, e dice anche qualcosa sulle motivazioni dell'imprenditore che, nel gestire l'impresa, deve tenere presente il bene comune.

A questo punto di questa lunga storia sembra che ci sia bisogno di rimettere al centro l'attenzione a questi principi.

per approfondire:

intervista a Giulio Romani – Segretario Nazionale Fiba Cisl

lettera scritta ai dipendenti da Fabrizio Viola – Direttore del Monte dei Paschi

intervista ad Antonella Mansi – Presidente della Fondazione Monte dei Paschi


sintesi dell'intervista ad Alessandro – Profumo Presidente Monte dei Paschi

intervista integrale ad Alessandro Profumo