15 Gen 2014
Banca Popolare dell'Etruria e del Lazio: al via la ricerca di un partner

Dopo l'ispezione la Banca d'Italia chiede ulteriori rettifiche sui crediti, preoccupazione tra i lavoratori nel caso di acquisizione da parte di un altro istituto di credito.

Intervista a Elisa Artusio responsabile della rappresentanza sindacale Fiba Cisl in Banca Etruria

Che cosa sta succedendo in Banca Popolare dell'Etruria e del Lazio, una delle poche banche che mantiene la sua sede in Toscana?
L'azienda ci ha comunicato l'esigenza di ricercare un'alleanza per riuscire a superare questo periodo di difficoltà.
Come organizzazioni sindacali, nei mesi scorsi, in diverse occasioni avevamo espresso le nostre preoccupazioni sull'andamento dell'Azienda, sempre rigettate dalle rassicurazioni del Direttore Generale e dai proclami del Presidente Fornasari di voler mantenere l'autonomia ad ogni costo.
Dopo due aumenti di capitale ed il collocamento di ben due prestiti obbligazionari subordinati, la nostra Banca che ha oltre 130 anni di storia è costretta invece a ricercare un processo di integrazione e/o aggregazione con un altro gruppo bancario per raggiungere dimensioni tali da garantire maggiore stabilità per il futuro

Che cosa è capitato per arrivare a questa decisione?
Imputato maggiore, come sempre, la cattiva qualità del credito che ha portato a dover spesare circa 800 milioni dal 2009 ad oggi e che richiede rettifiche per ulteriori 80 milioni oltre a un'attenta revisione delle posizioni a incaglio e a sofferenza. Come evidenziato dai rilievi contenuti nei verbali dell'ispezione di Banca d'Italia durata ben 9 mesi e conclusasi nel settembre scorso.

Se la situazione è questa si prospettano anche censure al comportamento del personale?
No, su questo il Presidente Fornasari ci ha precisato che l'ispezione della Banca d'Italia non ha messo in rilievo alcuna irregolarità nella gestione, tanto è vero che la risultanza non è il commissariamento, come previsto per le situazioni dove sono posti in atto comportamenti scorretti, ma solo una raccomandazione a realizzare un rafforzamento patrimoniale, che però ha come conseguenza la perdita dell'autonomia.

Quali sono concretamente le vostre preoccupazioni?

Diventare, da domani, una banca in vendita può comportare che si inizia con riorganizzazioni, poi con la perdita dei livelli occupazionali e si prosegue allentando i legami con l'economia dei nostri territori di riferimento.

Visto il problema del deterioramento del credito questo non potrebbe essere un elemento con risvolti positivi?

Non è così semplice, in molti casi l'acquisizione di una banca comporta che il suo territorio di riferimento diventa puro campo di raccolta (spesso fino al limite della razzia) per rastrellare capitali da investire in altri luoghi ritenuti più strategici, a rimetterci sono le aziende sane che perdono la loro banca di riferimento.
Noi pensiamo che questo non sia tollerabile e guardiamo con rammarico al fatto che la stessa politica, che tanto sbandiera l'importanza del credito, soprattutto per le piccole medie imprese, non sia effettivamente interessata e/o capace di dare le linee per il governo di questo importante aspetto della vita economica, così che viene lasciato alla Banca d'Italia uno spazio di manovra talmente ampio che ogni sua valutazione tecnica porta con se l'effetto squisitamente politico di farle scegliere quali banche debbano continuare ad esistere e quali no!

Avete avuto indicazione su quali siano i possibili partner?

La Direzione ha assicurato che il partner ed il modello di aggregazione non è stato ancora individuato, anche se diverse opzioni sono al vaglio del Consiglio di Amministrazione.
Dal nostro punto di vista abbiamo sostenuto con forza che nella scelta debba, sopra ogni altra cosa, tenere conto del minor impatto in termini di ricadute sul territorio e sui lavoratori che hanno sempre fatto, con spirito di sacrificio ed abnegazione la loro parte.

Come intendete muovervi?

Come sindacati aziendali, nel portare avanti le nostre rivendicazioni, abbiamo sempre tenuto in massimo conto del bene dell'Azienda e delle compatibilità di sistema. Ancor più in questa situazione vorremo esaminare i criteri di scelta del partner verificando che sia in grado di fornire adeguate garanzie.
Crediamo che i lavoratori meritino la doverosa riconoscenza e non permetteremo a nessuno di fare i propri giochi prescindendo dal bene dei lavoratori.
Vigileremo attentamente e chiederemo di essere ascoltati sia come lavoratori sia come soci di una banca che è ancora una banca popolare con voto capitario!

Che cosa pensano i colleghi di quello che sta succedendo?

Dai messaggi e dalle telefonate che stiamo ricevendo, traspare una comprensibile apprensione sul mantenimento dei livelli occupazionali e sulle condizioni di lavoro; il nostro impegno sarà nel tenere informati i colleghi, e nel lavorare per tutelare anche in questa difficile fase della nostra storia i nostri diritti.